Fare rete sul territorio: rivenditori Miele della Valsessera

Fare rete sul territorio rivenditori miele della valsessera

Quando ho avviato la mia attività, ho fin da subito pensato che una delle “chiavi per il successo” fosse relazionarmi e attivare collaborazioni con diverse realtà della mia Provincia e non.
Insomma: fare rete sul territorio.

La rete di vendita può fare molto per contribuire all’innovazione e alla crescita dell’azienda, un’opportunità per conoscere le richieste del mercato, ovvero della clientela, per crescere e offrire nuove possibilità.
Al contempo, permette al pubblico di conoscere il prodotto e aumentarne le vendite.

Giunti al momento della smielatura, era finalmente ora di cercare collaborazioni nel biellese. Realtà che fossero aperte a testare in prima persona ed offrire il mio miele, perché fortemente convinti che, un prodotto naturale  e Km0, fosse l’offerta migliore per i propri consumatori.

Allo stesso modo, volevo trovare piccoli negozi di alimentari, bar, ristoranti che proponessero e presentassero il mio prodotto ma che fossero dislocati in maniera sparsa sul territorio e scegliendoli con cura, sulla base delle caratteristiche e dell’impegno e la passione che ci mettono per gestire le loro attività.

Insomma, realtà di nicchia pulite e genuine.

Al termine della mia prima scrematura, che ovviamente non è ancora finita, ho individuato un negozio di alimentari, di un piccolo paese, che cerca solo prodotti freschi e che ha proprio, come mission, il far conoscere nuove aziende del mondo alimentare, sul territorio.

Sto parlando di Alimentari Lorella di Pelle Lorella, a Miagliano (BI). Questo piccolo negozietto di paese, l’unico peraltro, è un mix di accoglienza, cortesia, qualità e disponibilità umana e di prodotti.
Il “vecchio alimentare”, quello dove tutti conoscono la commerciante che lo gestisce e la chiamano per nome. Dove non si fa storie per una chiacchiera in più. Dove i prodotti sono scelti con cura, in maniera variegata. Dove c’è empatia e aiuto, anche verso chi è in difficoltà.
Lorella, con sua figlia Valentina, stanno svolgendo un ottimo lavoro e, da oggi, sono il primo rivenditore ufficiale, ad offrire il Miele della Valsessera della mia azienda! 🙂

Salatini lardo, miele e prugne

A grande richiesta, oggi, voglio condividere una ricetta che è, a mio parere, davvero un passpartout per un invito a cena, a casa di amici o un aperitivo improvvisato: salatini lardo, miele e prugne.

Questo aperitivo non ha stagione, è velocissimo da preparare ed è un connubio perfetto dei tre ingredienti, che ben si sposano tra loro. La dolcezza del lardo, elemento principale, unito al gusto accattivante della prugna e l’aroma amaro del miele di castagno della Valsessera, si sciolgono in bocca, dando vita a un potpourri di sapori.
Non perdiamo tempo in chiacchiere e vediamo subito la ricetta!

Ingredienti per 6 persone

-2 rotoli di pasta sfoglia rettangolare

-150 gr di lardo (nel mio caso, Lard d’Arnad)

-150 gr di prugne secche (la quantità o diminuita può essere aumentata a piacimento)

miele di castagno della Valsessera q.b.

Preparazione

1) Per prima cosa prepariamo una teglia e stendiamoci un foglio di carta forno. Preriscaldiamo il forno a 180°.

2) Stendiamo la pasta sfoglia sopra alla carta forno e tagliamola a striscioline non troppo fini. Consiglio di tenere la pasta sfoglia in orizzontale, poi tagliare in verticale per tutta la lunghezza e, infine, ancora in orizzontale al centro della pasta sfoglia, per raddopiarne la quantità.

3) In ogni strisciolina, aggiungiamo una fettina di lardo. Poi una prugna e, infine, aiutandoci con un cucchiaino, spargiamo un filo di miele di castagno.

4) Arrotoliamo le striscioline di pasta sfoglia, cercando di non far fuoriuscire il contenuto. Successivamente, spennelliamo a piacimento con il miele ogni salatino, per formare un piccola crosta.

salatini lardo, miele e prugne

5) Inforniamo il tutto, a 180° per circa 20 m.

Et voilà! I nostri salatini lardo, miele e prugne, semplici e veloci ma dal gusto intenso e, vi assicuro, particolare, sono finalmente pronti per fare la loro bella figura!

Provare per credere e… buon appetito! 😉

salatini lardo, miele e prugne

È tempo del miele di castagno

Fa caldo ma nonostante i circa 38° che affaticano api ed umani, è tempo di produrre il miele di castagno.

Habitat

Il castagno occupa un posto di primaria importanza fra le piante economiche dell’Europa Mediterranea.
E’ presente soprattutto nelle zone montuose, temperate o temperate-calde. Non ama la siccità estiva (ahimè!) e vive bene in terreni con un Ph non superiore ai 6.5 e in terreni scarsamente drenanti.

La Pianta

Il Castagno è davvero un albero maestoso, come il Faggio d’altra parte, longevo e può raggiungere un’altezza media di 10-20 metri (qualcuno è addirittura colossale, raggiungendo i 30-35 metri).
Ha un fusto robusto e massiccio, si ramifica presto per raggiungere una cima ampia e vigorosa.
La corteccia è liscia, brillante, di colore bruno-rossastro, volgente col tempo al grigio olivaceo.
Le foglie del castagno cadono presto e sono disposte alternativamente, di forma ellittico-lanceolata, dentate, con apice acuminato e base leggermente cuneata.

Quando fiorisce il castagno?

Il castagno fiorisce indicativamente tra fine Maggio e inizio Giugno. I fiori, poco appariscenti sono di forma allungata, di colore giallo, profumati e sono monoici, ovvero presentano in essi entrambi i sessi.
I frutti, ovvero le buonissime castagne, si ottengono a tra fine Settembre e Novembre.

Quando si portano le api tra i castagni?

Subito dopo l’Acacia (che quest’anno non è stata, purtroppo, delle migliori), a fine Maggio, sono solito portare gli alveari nelle vicinanze dei castagneti affinché le api producano il miele di castagno dal gusto leggermente amaro ma estremamente gustoso.
Conosci le caratteristiche del miele di castagno? Se sei curioso, clicca qui! 🙂

Quando si raccoglie il miele di castagno?

La risposta sembrerà banale ma… quando il castagno sfiorisce!
Indicativamente può accadere i primi di Luglio, sarà tempo di raccogliere i melari e smielare il miele di castagno.
Nel frattempo, si continua la smielatura per il Miele di Acacia e si inizia la produzione del Miele di Tiglio!

Perché quest’anno il miele costa tanto?

Non è una novità e molti consumatori se ne sono già accorti: perché quest’anno il miele, soprattutto d’Acacia, costa tanto?

La causa è riconducibile al freddo e alle piogge che hanno colpito l’intera Provincia e, ancor più in grande, l’intero nord-ovest, danneggiando le coltivazioni e la fioritura delle piante, in particolare della Robinia (Acacia).
Un maltempo che ha gravato pesantemente sui germogli di questa pianta e, quei pochi che sono riusciti a sopravvivere, erano privi del nettare di cui si nutrono le api.

Il risultato?

La produzione di miele di Acacia è crollata del 90% ed i prezzi, ovviamente, sono lievitati.

Attenzione!

Il prezzo del miele di Acacia, però, non dipende solo dal meteo avverso e dalla scarsa produzione (che è sempre molto inferiore, rispetto ad altri tipi di mieli del biellese).
Il motivo maggiormente influente è il lavoro e l’impegno che ci vuole per produrlo .

Sei curioso di sapere perché?

Devi considerare che un apicoltore professionista inizia ben 40 giorni prima della fioritura della Robinia, a lavorare sulle proprie api.
Ogni 2 giorni è necessario fornire il nutrimento alle api, in modo che la Regina deponga le uova (altri 40 giorni) da cui nasceranno le future api bottinatrici che andranno ad impollinare i fiori di Acacia.
Ah, se state pensando che ogni 2 giorni sia poco tempo… moltiplicatelo per 200 arnie distribuite in tutta la Valsessera! 😉

Ma non è finita qui!

A inizio Aprile, ancor prima che la Robinia fiorisca, le api iniziano a sciamare e noi apicoltori abbiamo l’obbligo di limitare questa pratica, indipendentemente dal tempo (pioggia, tempesta, freddo, caldo…) e dalla stanchezza, ogni 5/6 giorni (sempre moltiplicato per 200!) per evitare che gli sciami si indeboliscano.

A questo punto, arriva Maggio… bramiamo la fioritura come il cane con l’osso e facciamo i balli del sole (e anche alla luna piena) perché il tempo ci sia amico. Le api svolgono il loro lavoro e il nettare compare finalmente sui melari.

Si smiela!

Un lavoretto interessante, meticoloso e mica da ridere. Certo, perché in un’apposita stanza adibita alla smielatura, ci dovrà essere la giusta percentuale di umidità (grazie a un deumidificatore in funzione). Non di più, non di meno… altrimenti si rischia la fermentazione nei vasetti.

E mentre si fa tutto questo… siamo a Giugno e si inizia con il miele di castagno!

Hai visto quanta fatica per portare un vasetto sulla tua tavola? Sei ancora convinto che il miele costi troppo? 🙂

Noi, comunque, lo facciamo volentieri per te, per le nostre api e per la grande passione che ci contraddistingue!



Zucchero raffinato o zucchero di canna?

zucchero raffinato o zucchero di canna

Zucchero raffinato o zucchero di canna per la nutrizione delle nostre api?

Entrambi sono composti da saccarosio, lo zucchero bianco (o raffinato) è derivato dalla Barbabietola (Beta Vulgaris var. saccarifera) mentre lo zucchero di canna da una pianta tropicale, la canna da zucchero (Saccharum Officinarum).

Come si produce lo zucchero bianco?

Lo zucchero bianco è ottenuto da un lungo e complesso processo che utilizza reagenti chimici (calce, resine, ammoniaca, acidi…), per potergli donare il tipico colore bianco. Il prodotto è quindi una sostanza innaturale , completamente rielaborato, che nulla ha a che fare con il succo zuccherino ottenuto dalla barbabietola.

Come si ottiene lo zucchero di canna?

Lo zucchero di canna è quello che comunemente viene definito grezzo, si ottiene dalla concentrazione del succo ottenuto dalla macinatura delle canne, mediante l’utilizzo delle alte temperature. Nonostante sia un prodotto considerato “più salutare” dello zucchero bianco, è considerato comunque uno zucchero raffinato. Può contenere, inoltre, residui di melassa.

Allora, qual è lo zucchero migliore per nutrire le nostre api?

Secondo diversi studi scientifici (es. “Honey Bee Nutrition and supplemental Feeding” e “Considerations in selecting sugars for feeding to honey bees” di Barker, R.J – U.S. Dep. of Agricolture in Arizona) è stato evidenziato che, ai fini apistici, i due tipi di zucchero sono nutrizionalmente equivalenti.

E’ quindi a discrezione dell’apicoltore, scegliere il nutrimento adatto per le proprie famiglie di api, ricordandosi sempre di fornire anche il giusto, e indispensabile, apporto idrico per non creare problemi nell’operatività delle nostre piccole amiche.

Hai raggiunto questo post per puro caso e vuoi scoprire chi sono e di cosa mi occupo? 🙂
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